Terapia di supporto

PREVENZIONE E TERAPIA DI SUPPORTO

 

La terapia biologica dei tumori può essere definita antropocentrica nel pieno significato scientifico, filosofico, medico etico e cristiano del termine, in quanto cura il portatore del tumore come essere umano, non il tumore come entità a parte, estrapolata da un’inscindibile unità biologica e psicofisica secondo un pensiero scientificamente ed eticamente poco corretto. La terapia biologica (o multi-terapia) è portatrice di una terapia di tipo causale, volta a eliminare i fattori etio-patogenetici (causali) che conducono all’insorgenza del tumore, mediante modificazione del terreno biologico il cui sovvertimento consente l’insorgenza della patologia neoplastica.

La distruzione cellulare a mezzo chemioterapico non avviene mai in modo totale, con il risultato che le cellule tumorali residue riprendono la proliferazione trovando un terreno biologico meno attivo e resistente perché devastato dai trattamenti.Inoltre, le cellule tumorali hanno la tendenza a diventare meno sensibili e più resistenti ai trattamenti farmacologici aggressivi con potenziale ripresa e metastatizzazione.

L’oncologia tradizionale ha oggi questo limite riduttivo, di non intervenire sulle cause del sovvertimento dell’omeostasi antiblastica e sui suoi molteplici e complessi meccanismi differenzianti, citoregolatori, apoptotici, immunologici.

I trattamenti oncologici convenzionali non preservano l’integrità delle membrane cellulari, del citosol, dei nuclei e del cariosol dai radicali liberi, dai processi ossidativi. Non intervengono sui potenziali di membrana cellulare e pertanto sui canali ionici e sulla dinamica dell’espressione e funzionalità recettoriale. La terapia biologica dei tumori è, invece, basata sull’interazione sinergica fattoriale di componenti singolarmente dotati di documentata attività antiblastica., secondo i seguenti postulati terapeutici risalenti alla metà degli anni sessanta:

1. Modulazione cicardiana (mediante gli indoli della ghiandola pineale) della risposta terapeutica ai farmaci somministrati, associata al recupero dei ritmi cicardiani fisiologici, sovvertiti nel paziente neoplastico.

2. Regolazione negativa dell’espressione e trascrizione e pertanto dell’increzione e del tasso serico d fattori di crescita e dei rispettivi recettori in funzione pro apoptotica e antiproliferativa, sia mediante somatostatina e analoghi, inibitori prolattinici, che melatonina, retinoidi, tocoferoli, tachisteroli e deltanoidi.

3. Spostamento dell’asse terapeutico da farmaci citotossici e citoriduttivi a ligandi recettoriali biologici sia esoergonici che endoergonici, in funzione omeostatica antiblastica immunoneuroendocrina, associando l’effetto differenziante, proapoptotico, citostatico, antiangiogenetico e antimetastatico all’esaltazione del trofismo e della funzionalità di endoteli, parenchimi e tessuti, e al ripristino fisiologico della matrice extracellulare e di tutto l’ambiente biologico extracellulare.

4. L’estensione dei bersagli terapeutici all’ambiente biologico extracellulare di cui gli studi recenti stanno documentando in forma ampia e crescente il ruolo primario nella omeostasi antiblastica. Nella multiterapia viene valorizzato ad obiettivo terapeutico il determinante condizionamento dell’ambiente biologico extracellulare sulle cellule neoplastiche e sane che vi convivono.

La multiterapia è basata sulla comprensione fisiopatologia, mediante l’utilizzo oncoterapico sinergico di retinoidi e tecoferoli, ergo e tachisteroli e somatostatina. Ciò determina il ripristino fisiologico delle funzioni vitali, dall’omeostasi metabolica, neuroendocrina, immunologia, ai fisiologici meccanismi antiblastici di controllo della differenziazione, apoptosi, proliferazione cellulare e della dinamica genica in equilibrio instabile tra oncogeni e soppressori.

Ogni anno si registra un incremento dei tumori, non soltanto in termini numerici ma qualitativi. Infatti si ha una diminuzione consistente dell’età delle persone colpite. Ci sono sempre più ragazze attorno ai trent’anni anni colpite da tumore alla mammella.

Questo è in gran parte dovuto all’utilizzo diffuso della pillola anticoncezionale, in uso anche in donne in età avanzata che seguono una terapia di mantenimento post menopausa.

In entrambi i casi vengono utilizzati fattori che sono potentissimi agenti tumorali. Che cosa si blocca quando una donna ha un inizio di tumore alla mammella? Si blocca l’estrogeno.

Prevenzione, misure dietetiche, misure comportamentali anche banali (non fumare, non bere bevande ad elevato contenuto alcolico, non abusare del proprio fisico con una vita sregolata), evitare l’utilizzo di alcuni farmaci (come gli ormoni della crescita, potenti agenti cancerogeni).

L’attività fisica è fondamentale, ci sono numerose statistiche che evidenziano come le donne che praticano attività fisica con continuità (almeno due volte alla settimana), hanno una riduzione evidente del cancro alla mammella.

 

IPERTERMIA CLINICA

“Alleviare la sofferenza dell’uomo è una missione nobile, vocazionale, è un atto d’amore che non può essere oggetto di speculazione o di interessi personali. Ogni nostro sforzo per raggiungere questo scopo non ha prezzo e limite di fronte alla vita della persona che ci chiede aiuto.”

L’Ipertermia clinica capacitiva consiste nell’utilizzazione di fonti di calore allo scopo di ottenere un aumento di temperatura degli organi e dei tessuti per incrementare la sensibilità delle cellule cancerogene ai trattamenti antineoplastici..

Questa stimolazione biomolecolare ci permette di raggiungere 4 obiettivi terapeutici fondamentali:

1. Febbre artificiale (39-42 gradi) con aumento quantitativo e qualitativo della Linea cellulare immunocompetente versus il tumore (>NK);

2. Aumento significativo delle endorfine circolanti (39-41 gradi) con migliore gestione clinica del dolore (Effetto Antalgico);

3. Induzione dell’apoptosi cellulare (42-43 gradi) per le linee cellulari cancerogene.

4. Sensibile potenziamento dei trattamenti farmacologici e radioterapici previsti con possibile riduzione dei dosaggi e minor tossicità relativa.

l razionale scientifico su cui poggia l’Ipertermia Clinica ci dimostra che il target biomolecolare del calore, alle temperature suddette, è la molecola del DNA in particolare nel suo momento replicativo dove subisce un processo di de naturalizzazione che esita nella morte cellulare. Il riscaldamento può essere indotto in tutto l’organismo o soltanto in alcune parti di esso, allora si parla di Ipertermia loco-regionale. Nella pratica Clinica l’Ipertermia loco-regionale, mirata su alcuni organi e/o tessuti,si e dimostrata più efficace per la sua versatilità e sicurezza di applicazione.

Questi risultati clinici hanno sensibilmente aumentato l’interesse per questa metodologia terapeutica innovativa alla luce delle recenti scoperte scientifiche in particolare in campo oncologico e infettivologico. È infatti stato dimostrato che molte molecole farmacologiche usate nella terapia dei tumori aumentano di efficacia (Cisplatino, Oxaliplatino, Gemcitabina ecc.) a parità di dose ottenendo i seguenti risultati:

1. Aumento dell’efficacia farmacologica sino a 4/5 volte con maggiore successo terapeutico temperatura dipendente.

2. Reale possibilità di protrarre le terapie, su dati clinici evidenti, per periodi più lunghi, a bassi dosaggi e con minor tossicità;

3. Sensibile miglioramento della qualità di vita e aumento della longevità del paziente oncologico.

Il vantaggio biomolecolare che ne deriva si estende anche ai trattamenti di radioterapia, notoriamente conosciuti come di difficile gestione per lapresenza di effetti collaterali importanti, al punto da poter ridurre le sedute previste dai protocolli convenzionali quando associata all’Ipertermia loco-regionale. La letteratura scientifica è, in merito, particolarmente ricca di pubblicazioni scientifiche che descrivono l’efficacia dell’associazione di Radioterapia con Ipertermia loco-regionale nel trattamento di tumori solidi praticamente di tutti i distretti corporei.

Possiamo quindi sottolineare che simulando i meccanismi di difesa fisiologici, sostenuti dalla febbre, l’ipertermia può, riducendo la massa tumorale, indurre la liberazione di sostanze immunoregolatrici con effetto curativo e protettivo sull’organismo. È evidente che le applicazioni di Ipertermia loco-regionale si possono estendere a tutti i campi che gravitano intorno al malato oncologico: chirurgico, radioterapico, chemioterapico, biologico e nutrizionale.

L’Ipertermia, quindi, è una valida tecnica complementare di potenziamento dell’attività di tutte le altre terapie del cancro, consentendo in alcuni casi la regressione del tumore, in altri, numerosi, l’arresto della malattia per periodi più o meno lunghi e sicuramente il miglioramento delle condizioni cliniche di vita del paziente.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali, bruciature e dolore, vengono brillantemente superati avvalendosi di apparecchiature moderne in mano ad operatori medici esperti.

 

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